L’Agrifoglio per celebrare la rinascita del sole ed augurare un anno felice e la Quercia maestosa, regina delle piante, per augurare longevità.

Cari amici spero che abbiate trascorso delle serene festività e a tutti di cuore auguro un fantastico 2016 ricco di salute e soddisfazioni.

Come ogni anno mi sono tuffata nelle festività con animo infantile perché, nonostante tutto, adoro l’atmosfera del Natale mi rallegra e mi scalda il cuore.  Per questo motivo adoro condividerla con le persone alle quali voglio bene. Le mie feste finiscono rigorosamente con il carbone della Befana.  E’ il dolce che mi piace di più perché è un “dolce” ricordo.

E’ iniziato il 2016, quindi un nuovo anno ricco di aspettative, previsioni e buoni propositi.

Fra le tante previsioni che mi sono passate sotto gli occhi, sono stata incuriosita da quelle dei tredici alberi o calendario celtico.  Per i Celti le piante erano lo spirito guida ed in base alla mia data di nascita il mio spirito guida sembra essere l’Agrifoglio.

Una persona geniale che ho il privilegio di conoscere, Giof Agrati, ha scritto un libro illuminante sulla Natura: Racconti per dodici mesi. L’immagine, qui riportata,  dell’Agrifoglio apre le porte di questo suo mondo fantastico alla scoperta della meraviglia della semplicità di ciò che ci circonda e della sua bellezza.  E’ sufficiente allungare la mano, aprire il cuore e la mente e lasciarsi invadere dalla sua saggezza per ritornare in sintonia ed essere sereni ed in salute.

Penso che questa perla che ho appena iniziato a leggere m’accompagnerà lungo tutto un tragitto d’approfondimento e per questo motivo la citerò spesso.

L’Agrifoglio, spesso utilizzato come pianta ornamentale, ha foglie spinose, fiori cruciformi e bacche rosse.  Simbolo anch’esso dell’inizio d’anno, viene appeso sulla porta per proteggerci dall’ingresso di persone o situazioni moleste ed indesiderate.

Scopro dal libro di Giof che cita il Mattioli, famoso naturalista del cinquecento, che il nome Pungitopo maggiore, deriva proprio dal consiglio ch’egli dava di usare le fronde spinose dell’Agrifoglio per difendere la carne salata dai roditori!

Oggigiorno è preferibile mettere le foglie d’Agrifoglio nella vasca da bagno (20 grammi in un sacchetto di tela), far scorrere l’acqua e, dopo 15-20 minuti, togliere le foglie ed immergersi.  Nel frattempo le foglie avranno liberato l’ilicina, un potente febbrifugo che si deposita sulla pelle e tiene lontano l’artrite, i reumatismi e anche l’arteriosclerosi.  In questa stagione il bagno all’Agrifoglio è ottimale ripeterlo anche 2-3 volte alla settimana prima di dormire.

Bach ha descritto l’Agrifoglio (Holly) come il rimedio associato alla rabbia interna.  E’ la sensazione di chi si sente di aver subito una vessazione.  Quindi, se ci sentiamo tormentati da gelosia, invidia, voglia di vendetta, Holly può risultare un valido aiuto.  Questa pianta pungente smussa le spine della vita ed evita che le tensioni si tramutino in gastrite.

Mi è piaciuta molto anche la citazione di Bernardo di Chiaravalle, riportata dal mensile Casa in Fiore che dispensa sempre utili consigli, che dice: Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà e continua parlando degli alberi come degli amici. L’articolo li definisce la nostra anima verde; ci offrono riparo, legno e rimedi terapeutici, in più se ci appoggiamo con la schiena al tronco o ne conserviamo un frammento, una foglia, una bacca ci regalano energia, sensazioni e messaggi sottili. Ho trovato la descrizione molto eccitante.  Gli alberi e più in generale la Natura ci regalano sensazioni uniche di pace e d’armonia che mi piace anche far sperimentare a chi, grandi e piccoli, partecipa alle attività didattiche che organizziamo a Villa Cheti.

La Natura ci trasmette energia vitale, gli antichi infatti si nutrivano di gemme perché pensavano che lì fossero nascoste le sostanze che allontanavano la decadenza dell’organismo.  Oggi i gemmoderivati rappresentano un valido aiuto ed una spruzzata di giovinezza energetica per nostri tessuti e per le nostre cellule. Sembra essere molto utile per rinforzare le pareti cutanee associare ai gemmoderivati, in questa stagione, i bagni di foglie e ghiande di quercia. La pelle assorbe più di ogni altro tessuto l’energia vitale della Natura ed il bagno caldo arricchito di foglie di quercia è un potente ringiovanente della cute e con le ghiande di quercia si assorbe l’energia vitale più antica del bosco che questa pianta secolare ci regala.

ghiandeLe ghiande sono ritenute il primo alimento degli uomini.  Ma soltanto le ghiande del rovere, del leccio, della Macrolepsis e della Volonea sono eduli. Con queste si faceva anche una specie di pane che veniva preparato mescolando la farina di ghiande con un tipo d’argilla. Pochi boschi sono ricchi di vita come un querceto ad alto fusto. L’aperta cupola delle querce consente che molta luce raggiunga il suolo del bosco: le sue foglie marciscono in fretta dopo la caduta concimando il terreno e consentendo la crescita di altri alberi o arbusti e una grande varietà di piante erbacee. Offrono infine cibo e rifugio a molti animali ed insetti.  Le querce poi avevano un privilegio rispetto agli altri alberi: ospitavano due specie di ninfe, le anime degli alberi:le driadi e le amadriadi. Queste ultime essendo congiunte indissolubilmente con l’albero, morivano con la quercia. Ma poiché l’albero era ritenuto millenario, le si considerava quasi immortali.

quercia

La Quercia, con fama di robustezza, solarità e protezione emette più energia di quanta non ne riceva dall’ambiente.

L’Agrifoglio, simbolo di eroismo, vitalità e generosità.

Queste due piante rappresentano le due parti dell’anno, spartite dal solstizio, e sono protagoniste d’energia e di luce. Nell’Odissea Omero narra che Ulisse si recò al santuario “per udire dalla quercia divina di alte fronde il volere di Zeus”.  Nel calendario celtico, la Quercia, era la pianta del solstizio d’estate, la porta del Sole, che metteva in comunicazione il mondo degli uomini con quello degli dei.

Mi piace pensare a queste due piante in termini fiabeschi perché fiaba e realtà si ricongiungano.